Appoggiamo
l'obiettore di coscienza Stephen Funk
|
Mi chiamo Stephen Funk. Sono un riservista del Corpo dei Marines che ha parlato apertamente contro l'invasione dell'Iraq. Adesso sono accusato di diserzione, anche se sono ritornato alla mia unità dopo aver compilato una domanda per essere congedato come obiettore di coscienza. La mia udienza con il tribunale militare è fissata per il 4 settembre qui a New Orleans, e posso essere condannato a due anni di galera. Oppormi alla guerra dalla mia posizione è stato estremamente difficile e sono molto orgoglioso di aver preso pubblicamente quella decisione, ma ora ho bisogno del vostro aiuto.
Mi sono sempre considerato un attivista e sono dalla parte dei popoli oppressi del mondo.
Sono nato e cresciuto a Seattle dove ho preso parte alle proteste contro la globalizzazione all'Organizzazione Mondiale per il Commercio. Mi sono trasferito a Los Angeles per andare al college, dove ho partecipato a manifestazioni per la giustizia socioeconomica alla Convenzione Democratica Nazionale. Mi sono sempre considerato un attivista e sono dalla parte dei popoli oppressi del mondo. Fin dalla scuola superiore ho lavorato in numerose campagne in favore degli oppressi, dei prigionieri politici e per la pace e la giustizia nella nostre comunità. Sono andato via da Los Angeles perché pensavo che la scuola che frequentavo fosse politicamente troppo apatica e mi sono trasferito nella zona di San Francisco, sperando di entrare all'Università della California di Berkeley. Nonostante tutto questo, mi sono fatto convincere a entrare nei Marines. Per la prima volta fuori da scuola, depresso per la mancanza di direzione e per la confusione nella mia vita, mi sono fatto convincere da uno che reclutava per l'esercito perché speravo di imparare qualche specializzazione di base. Quello che mi ha persuaso sono state la leadership, il lavoro di squadra, la disciplina e soprattutto un senso di direzione e di stabilità. Fu una decisione che presi a 19 anni in uno stato di confusione mentale.
L'esperienza del campo di addestramento mi riportò velocemente alla realtà, ma a quel punto sembrava troppo tardi per fare qualcosa. Lo scopo dell'addestramento militare è produrre macchine che uccidano senza pensare. Tutti gli esseri umani nutrono un'avversione naturale a uccidere, ed essere costretto a gridare ogni giorno "Ammazza, Ammazza, Ammazza" è un grande stress per mente, corpo e spirito. Per adattarsi alla vita innaturale che i militari ti insegnano ci si deve trasformare. Io però ho resistito e di conseguenza le mie convinzioni morali contro la violenza si sono rafforzate. Un istruttore di tiro mi disse che avevo un "cattivo atteggiamento", che in una situazione reale avrei fatto peggio. Senza pensare risposi che aveva ragione, perché uccidere la gente è sbagliato. Fu come se avessi respirato a fondo dopo aver trattenuto il fiato per due mesi, e non c'era modo che potessi tornare a "continuare con il programma".
Avevo scoperto che la guerra in se stessa è immorale e non può essere giustificata. Ma tutti mi dicevano che era inutile tentare di uscire dall'esercito. Eravamo addestrati a essere subordinati nei nostri pensieri, nelle nostre parole e nelle nostre azioni. Andare contro tutto questo è difficile, anche se uno sa che ha ragione. In febbraio la mia unità, di base a San Jose, venne chiamata a sostegno dell'attacco in Iraq. Non potevo più obbedire e basta.
Per le sei settimane successive rimasi in contatto con il mio comando, spiegando perché non mi ero ancora presentato a rapporto. Completai i documenti di obiettore di coscienza che avevo incominciato in precedenza e partecipai alle manifestazioni contro la guerra con centinaia di migliaia di altre persone.
Ho parlato pubblicamente in modo che altri militari capissero che anche loro hanno la possibilità di scegliere e il dovere di resistere
Davanti a questa guerra ingiusta, basata sulle menzogne dei nostri leader, non potevo stare zitto. Secondo me avere la possibilità di fare qualcosa di buono e invece andare sul sicuro sarebbe veramente stata vigliaccheria. L'1 aprile, dopo una conferenza stampa di fronte alla mia base, mi sono costituito. Ho parlato pubblicamente in modo che altri militari capissero che anche loro hanno una possibilità di scelta e il dovere di resistere davanti a ordini immorali e illegittimi. Non si è obbligati a essere un ingranaggio nella macchina della guerra. Tutti abbiamo l'insopprimibile potere del libero arbitrio. Volevo che quelli che magari pensavano di arruolarsi ascoltassero e imparassero dalle mie esperienze.
Data l'attenzione dei media, inizialmente i militari dichiararono che la mia domanda di congedo sarebbe stata trattata velocemente ed equamente, e che probabilmente avrei ricevuto solo una punizione extragiudiziale per un'assenza non autorizzata. Ora che l'attenzione del pubblico è diminuita, i militari dicono che merito di essere condannato. Sono convinto che mi si punisce semplicemente perché affermo i miei diritti sotto il Primo Emendamento, e che cercano di darmi una punizione ingiusta per dissuadere altri da diventare obiettori di coscienza.
Ho avuto una reazione positiva assolutamente fantastica, anche da parte di chi era già arruolato
Nella base sono stato un po' di volte oggetto di vessazioni. Certi mi hanno detto che sono un traditore, un vigliacco e che non sono patriottico. Ho ricevuto anche qualche minaccia di morte. Ma ho avuto anche una reazione positiva assolutamente fantastica, anche da parte di chi era già arruolato. Come il mio comandante ha detto alla stampa: "Il Corpo dei Marines si rende conto che ci sono dei membri che sono contro la guerra." Certamente non sono solo.
Quando ho scritto la mia domanda di congedo, sono stato completamente onesto sulla mia identità. In parte questo ha voluto dire ammettere che sono gay. Penso che gli omosessuali devono essere in grado di prestare servizio militare se così vogliono, e che la politica di "Non chiedere, non dire" sia orribile e che serva soltanto ai militari per perpetuare i sentimenti anti-gay nei loro ranghi. Ma non sono a favore dell'entrata dei gay nell'esercito perché personalmente non sono a favore dell'azione militare.
Ho un magnifico avvocato difensore, Stephen Collier della National Lawyers Guild, con sede a San Francisco. Non ha domandato un mucchio di soldi. Però ho bisogno di tirar su abbastanza soldi per viaggiare, affittare un posto e fare ricerca. Questo costerà almeno $10.000. Io e la mia famiglia non ce lo possiamo permettere.
Grazie per il vostro appoggio e passate questo messaggio ad altri che possono essere in grado di aiutare.
Stephen Funk
26 giugno 2003