Mehmet Tarhan libero!

 Obiettore di coscienza gay in carcere in Turchia
9 dicembre 2005: Giornata internazionale di lotta

 

 

Mehmet Tarhan è un anarchico gay, obiettore di coscienza "totale" - contro tutte le guerre e qualsiasi alternativa al servizio militare.  E' stato condannato a quattro anni da un tribunale militare per "insubordinazione".

   La Turchia non riconosce l'obiezione di coscienza e non fornisce alternative al servizio militare.

   Per i militari turchi l'omosessualità è una "malattia".  Chi fa domanda di esenzione per omosessualità deve sottoporsi a una visita anale e spesso fornire un video di un rapporto sessuale.

 

   E' l'equivalente del famigerato "test di verginità" che la polizia e l'esercito turco usano da anni per stuprare e aggredire sessualmente le donne, in particolare le donne curde. 

   Mehmet ha rifiutato l'etichetta di "malato" perché è gay e ha rivendicato il suo diritto all'obiezione di coscienza.  La Corte Militare d'Appello ha annullato la sentenza di prima istanza, lo ha minacciato di stupro giudiziario e ha ordinato un nuovo processo il 15 dicembre.

 

 

    L’Initiativa per la Solidarietà con Mehmet          Tarhan manifesta in Turchia

12 luglio, il picchetto di Wages Due Lesbians e Payday all’ambasciata turca in Inghilterra...

 

... e negli Stati Uniti...

 

Proteste internazionali: Wages Due Lesbians e Payday organizzano un picchetto davanti alle Turkish Airlines a Londra e una manifestazione d'informazione in centro a Filadelfia – Altre proteste annunciate finora in Turchia (Istanbul, Ankara, Smirne, Sivas) - Finlanda (Helsinki) - Francia (Parigi) - Germania (Francoforte, Berlino, Mainz, Münster) - Italia (Venezia) - Olanda (l’Aia) - Polonia (Varsavia) - Scozia (Glasgow) - Serbia (Belgrado) - Stati Uniti (New York)

 Vedi il sito web di Payday www.refusingtokill.net

 

 

 

 

 

 

In  prigione da aprile, Mehmet Tarhan è stato aggredito e torturato da detenuti e guardie.  E' stato messo in isolamento perché rifiuta la disciplina della prigione militare.  Ha fatto due volte uno sciopero della fame (per 28 e 34 giorni) esigendo che i suoi aggressori vengano puniti.  Potete scrivergli a:

5. Piyade Egitim Tugayi, Askeri Cezaevi, Temeltepe – Sivas, Turchia.

 

 

Esigiamo:

*     La fine della tortura mentale e fisica di Mehmet Tarhan, la sua immediata liberazione  e il suo congedo immediato dall'esercito;

*     Il riconoscimento dei diritti degli obiettori di coscienza da parte della Turchia;

*     L'abolizione della definizione dei militari turchi dell'omosessualità come malattia, che richiede una visita anale e "prove" visive.

 

Blitz di email & fax

 Dovunque siate il 9 dicembre, fate sapere alle autorità turche che Mehmet non è solo. 

Mandate queste rivendicazioni per email o fax a: 
Primo Ministro Recep Tayyip Erdoğan

fax: +90 312 417 0476    

rte@akparti.org.tr

e all'ambasciata turca di Roma:
fax: 06 488 24 25  
turchia@turchia.it 
e mandate in cc a payday@paydaynet.org

 

 

Sì al diritto all’obiezione di coscienza, no al diritto di uccidere

Il caso di Mehmet è un segnale per il movimento internazionale contro la guerra e per il diritto all’obiezione di coscienza.  Come molta gente di base, Mehmet non ne vuole sapere dell"eguaglianza" propugnata da alcune/i nel movimento delle lesbiche e dei gay: il diritto a fare il militare, cioè il diritto a uccidere e a fare la guerra.

“Se danno ai gay il ‘diritto’ di fare il militare, non andrò certo in giro a dire ai gay ‘hei, andiamo a fare il militare’ Non devono farlo.  E gli eterosessuali non devono farlo neanche loro”.  Mehmet Tahran

Mio fratello Mehmet

di Emine Tarhan

Dal giorno in cui è stato messo in prigione, la nostra vita è diventata un vero incubo e continua a esserlo.

L'altro nostro fratello sta facendo il servizio militare obbligatorio nello stesso esercito che ha messo Mehmet in prigione e lo ha torturato, e non sa che cosa fare. 
Mia madre ha mal di cuore, il diabete, il colesterolo alto e la pressione alta.  Fino alla prima udienza le abbiamo nascosto che Mehmet era in carcere.  La prima volta che lo vide furono due mesi dopo durante il secondo processo.  Mehmet si reggeva a stento in piedi per le torture e non riusciva a muovere la testa.  Mia madre non poté né andare a trovarlo né abbracciarlo.  Mia madre non può viaggiare per i suoi problemi di salute, per cui non può andare a trovarlo. 
Se non è in isolamento e le visite non sono proibite, io vado a Sivas tutte le settimane. Parto da Istanbul il martedì e il viaggio dura 14 ore.  Il giorno dopo vado a trovarlo per sette ore dietro lo sbarramento di filo spinato, poi ritorno la sera stessa da Sivas.

Io, mia madre e Mehmet abitavamo tutti insieme a Istanbul.  Io avevo un'attività.  Anche Mehmet lavorava.  Ma sono stata sempre meno capace di dedicarmi al lavoro.  In più nei primi tre mesi non riuscivo a partire da Sivas per tutto quello che succedeva.  Con la sua vita minacciata da altri detenuti, la repressione fisica e psicologica da parte delle autorità della prigione, e lo sciopero della fame che Mehmet incominciò per reagire a tutto questo, il corso della nostra vita cambiò.  Dovetti chiudere la mia attività perché non riuscivo più a funzionare, io e mia madre fummo sfrattate dalla nostra casa e dovemmo ritornare a Iskenderun.

Ogni volta che lo vedo sono commossa, amareggiata e furiosa perché lui è ancora là.

A cosa serve la leva
L'esercito turco spara -
5 civili uccisi e 28 feriti

Un comunicato stampa del sindaco di Yuksekova del 18 novembre rivela che l'esercito turco ha sparato sui manifestanti in questa città turca, uccidendo Islam Bartin, Sefer Bor, Giyasettin Avci, Ersin Menges, Abdulhaluk Geylani e ferendo altre 28 persone.  Circa 30.000 persone hanno manifestato contro il "terrorismo del governo", in particolare le bombe lanciate su una libreria da dei militari in borghese nella città di Şemdinli il 9 novembre.

”Mehmet Tarhan non farà il soldato”
(foto: Initiativa per la Solidarità con Mehmet Tarhan)

In Turchia l'esercito è dappertutto: nelle città, nelle campagne, a innumerevoli posti di blocco.  Ma ci sono da 350.000 a 500.000 renitenti alla leva.  Nessuno sa quanti sono Curdi che rifiutano di prestare servizio in un esercito che attacca la loro gente, torturando, stuprando e uccidendo donne, bambini e uomini, minacciando e cacciando gli abitanti dei villaggi per fare posto a dei  progetti di dighe molto redditizi.  Mehmet si rifiuta di fare tutto questo.

DIFENDIAMO I NOSTRI DIRITTI

Text Box:  I governi europei vogliono usare l'entrata della Turchia nell'Unione Europea per minare ulteriormente i nostri diritti umani, in Europa e a livello globale.  La Turchia è il più fedele scagnozzo degli Stati Uniti dai tempi della guerra fredda; gli Stati Uniti fornirono la maggior parte delle armi usate dalla Turchia per la campagna genocida contro i Curdi negli anni Novanta. Non permetteremo che la Turchia vada ad aggiungersi agli altri alleati europei di Bush.

    Con Mehmet,lla sua famiglia e i suoi sostenitori, esigiamo e difendiamo i nostri diritti umani all'obiezione di coscienza, a rifiutare di uccidere, alla scelta sessuale, a vivere in un mondo libero da guerre e dittature.  Libertà per Mehmet Tarhan e tutti gli obiettori di coscienza!

 

INVESTIRE NELLA CURA DELLA VITA NON NELLA MORTE!

 
 
   


La campagna per Mehmet in Turchia ha un bisogno disperato di SOLDI.  Spedite assegni a Payday PO Box 287 London NW6 5QU – garantiamo che tutte le donazioni arriveranno alla sua famiglia e alla campagna.
 

 

Wages Due Lesbians (Lesbiche per il salario dovuto)

Tel 00 44 20 7482 2496 Email wdl@allwomencount.net
 Web  www.globalwomenstrike.net

Payday una rete di uomini che lavora con lo Sciopero Globale delle Donne  Tel 00 44 20 7209 4751

Email payday@paydaynet.org Web www.refusingtokill.net

 

Prodotto a Londra da Wages Due Lesbians e Payday

 

 

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